ANTROPOLOGIA

L’amore al tempo della... post modernità

il corso è rivolto alle donne. Certamente; ma, invero, soprattutto agli uomini. Per una questione di metodo e di esaustività.

Le basi del nostro discorso saranno i tre diversi modi e vocaboli con cui, nell’antica Grecia, si parlava dell’amore.

Traendo poi le mosse dal titolo del celebre e bel romanzo di Gabriel García Márquez, di cui facciamo nostro il titolo, cercheremo  anche di adottarne la felice visione di un essere umano capace di tramutare gli aspetti critici della geo-storia in cui vive, e delle complicazioni biografiche che a lui ne derivano, in una opportunità di vita e di legami  soddisfacenti, ovvero capaci di restituirgli il senso della sua stessa esistenza.

Prenderemo in esame alcuni concetti di fondo delle discipline atropo-socio-etologico-culturali: ad esempio, il concetto di iper e post-modernità, di contratto narcisistico, di de-narcisizzazione dei rapporti interpersonali, per approdare al pensiero di C. G. Jung, in particolare al suo modo di vedere la psicologia maschile e femminile. Descriveremo dell’una e dell’altra gli aspetti peculiari; l’Animosità, che ne può scaturire, con la sofferenza, il disagio, il senso di solitudine e di vuoto che ne conseguono. Cercheremo anche di esaminare l’”aggressività femminile”, di indagarne la natura, l’origine e le ragioni storiche: in questa indagine seguiremo il pensiero e le riflessioni psico-etologiche di Marina Valcarenghi.

Sottolineeremo, sempre sulle tracce del pensiero di Jung, l’importanza e la funzione dei sogni come guida interiore ed infine incentreremo la riflessione sul “rapporto inter-soggettivo”, nella vita ed in ambito clinico. Assumeremo  da Miguel Benasayag (psicologia situazionale) l’idea che in terapia, prima ancora delle parole, viene il corpo e, da Irvin David Yalom (psicologia esistenziale) il riconoscimento sentito di come la terapia non possa prescindere dall’ascolto “umile e saggio” del paziente da parte del terapeuta: ascolto prima e più delle emozioni che pervadono la sua narrazione del paziente  che dei fatti che di sé egli riferisce durante le sedute di terapia.

Pensiamo di fare  cosa utile, rimarcando come, oggi, le “psi” risulterebbero forme vane di cura, se non assumessero come proprio cardine concettuale la visione di un uomo Soggetto e non promuovessero il superamento di ogni possibile riduzionismo nel pensare l’Universo-Uomo

Pensiamo possa essere utile rimettere a fuoco il concetto di amore e epurarlo di elementi confusivi, equivoci, personalismi, riduzionismi..

Laura Zecchillo

Giorno:
Mercoledì  14:15 – 15:45

Luogo:
Sala Civica (pz. Roma)